Se ti stai chiedendo come funziona, quali benefici offre e perché sempre più persone ne fanno uso per il proprio benessere, continua a leggere.
Troverai tutte le risposte su come la Cannabis Medica può migliorare la qualità della vita.
Quando parliamo di “Cannabis Medica” facciamo riferimento all’utilizzo medico della pianta di cannabis e dei suoi componenti attivi, i cannabinoidi, per il trattamento di specifiche condizioni mediche.
La Cannabis Medica contiene un elevato numero di cannabinoidi, su cui la comunità scientifica è molto impegnata: le due molecole più note sono il CBD (Cannabidiolo) ed il THC (Tetraidrocannabinolo).
I cannabinoidi sono composti chimici presenti nella pianta di cannabis, ma anche prodotti naturalmente dal nostro corpo. Interagiscono con il sistema endocannabinoide, una rete di recettori sparsi in varie parti del corpo, per regolare funzioni come il sonno, il dolore e l’umore.
I due cannabinoidi più conosciuti sono il THC, che ha effetti psicoattivi, e il CBD, noto per le sue proprietà rilassanti e antinfiammatorie.
Efficacia: La Cannabis Medica è risultata efficace nella riduzione del dolore cronico.
Meccanismo: Gli endocannabinoidi presenti nella cannabis interagiscono con i recettori CB1 e CB2, modulando la percezione del dolore.
Studio: Secondo lo studio realizzato da Dr. Kevin P. Hill, pubblicato nel Journal of Pain Research nel 2017, il trattamento con cannabis ha portato a una riduzione significativa del dolore cronico nei pazienti rispetto al placebo.
Efficacia: La Cannabis Medica può ridurre la spasticità muscolare nei pazienti con sclerosi multipla.
Meccanismo: I cannabinoidi influenzano i recettori del sistema endocannabinoide, regolando il tono muscolare.
Studio: Uno studio clinico condotto da Dr. Olaf Stuve, pubblicato nel European Journal of Neurology nel 2019, ha mostrato che l'uso di cannabis ha portato a una significativa riduzione della spasticità nei pazienti con sclerosi multipla.
Efficacia: La Cannabis Medica è efficace nel controllare la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia.
Meccanismo: I cannabinoidi agiscono sui recettori CB1 nel cervello, che regolano il vomito.
Studio: Secondo una revisione sistematica condotta da Dr. Sachin Patel, pubblicata in JAMA nel 2020, i cannabinoidi sono più efficaci dei trattamenti tradizionali per la nausea e il vomito associati alla chemioterapia.
Efficacia: La Cannabis Medica, in particolare il CBD, ha mostrato promettenti risultati nel ridurre la frequenza delle crisi epilettiche in pazienti resistenti ai farmaci.
Meccanismo: Il CBD ha effetti anticonvulsivanti che modulano i recettori del sistema endocannabinoide e altri percorsi neurologici.
Studio: Uno studio condotto da Dr. Orrin Devinsky et al., pubblicato nel New England Journal of Medicine nel 2017, ha riportato una significativa riduzione delle crisi in pazienti con sindrome di Dravet trattati con CBD rispetto al placebo.
La Cannabis Medica, come tutti i farmaci, può essere prescritta da qualsiasi medico che, in scienza e coscienza, la ritenga la terapia più appropriata per il paziente.
Le terapie che prevedono l’utilizzo di estratti provenienti dalla cannabis sono adottate nel momento in cui i farmaci tradizionali si dimostrano inefficaci, o mostrano effetti collaterali insostenibili per il paziente.
La Cannabis è un fitocomplesso il cui potere terapeutico non deriva da un singolo principio attivo, ma dall’effetto sinergico di tutte le sue molecole.
Ecco perchè è importante il consulto di un medico informato che sappia consigliare la terapia migliore in base al caso clinico presentato.
Il termine “fitocomplesso” indica l’insieme dei composti attivi presenti in una pianta, che agiscono in modo sinergico per potenziare i benefici terapeutici. In altre parole, non è un singolo principio attivo a produrre gli effetti, ma l’interazione di tutte le molecole presenti, come vitamine, minerali, oli essenziali e altri composti.
Questo effetto combinato rende il fitocomplesso più efficace e bilanciato rispetto ai singoli componenti isolati. È un concetto spesso usato nella fitoterapia per descrivere i benefici completi delle piante medicinali.
I cannabinoidi presenti nella cannabis interagiscono con il sistema endocannabinoide attraverso i recettori CB1 e CB2 che, distribuiti in punti specifici del corpo, rappresentano le aree su cui lavorano ii cannabinoidi, producendo i propri effetti terapeutici.
La Cannabis Medica è coltivata secondo precisi standard, nel rispetto del principio delle regole internazionali di buona agricoltura e manifattura per garantire la sicurezza ed efficacia del farmaco.
Nello specifico parliamo delle certificazioni GACP e GMP.
La certificazione GACP riguarda le “Buone pratiche di coltivazione e di raccolta delle piante medicinali”, quindi tutto il riferimento normativo relativo alle indicazioni tecniche generali necessarie per ottenere materiali vegetali medicinali di buona qualità per la produzione sostenibile di farmaci.
La certificazione GMP invece stabilisce l’insieme delle regole e procedure che stabiliscono la qualità adeguata dei prodotti realizzati.
L’ AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), è l’autorità responsabile in Italia per la coordinazione e gestione delle ispezioni atte a verificare la conformità delle fabbricazioni e importazioni di sostanze attive.
Il sistema endocannabinoide è un sistema di comunicazione cellulare, costituito da recettori cannabinoidi (CB1 e CB2), endocannabinoidi (anandamide e 2-AG) ed enzimi, coinvolto nella regolazione di varie funzioni fisiologiche, come il dolore, l’umore, l’appetito e il sistema immunitario.
I recettori cannabinoidi hanno i seguenti compiti: i recettori CB1 interagiscono con i neurotrasmettitori, con l’obiettivo di proteggere il Sistema nervoso centrale dalla sovrastimolazione, mentre i recettori CB2 regolano l’attività del sistema immunitario.
Il sistema endocannabinoide è un sistema di comunicazione cellulare, costituito da recettori cannabinoidi (CB1 e CB2), endocannabinoidi (anandamide e 2-AG) ed enzimi, coinvolto nella regolazione di varie funzioni fisiologiche, come il dolore, l’umore, l’appetito e il sistema immunitario.
I recettori cannabinoidi hanno i seguenti compiti: i recettori CB1 interagiscono con i neurotrasmettitori, con l’obiettivo di proteggere il Sistema nervoso centrale dalla sovrastimolazione, mentre i recettori CB2 regolano l’attività del sistema immunitario.
I recettori CB1 sono presenti nelle cellule del corpo umano come muscoli, polmoni, organi riproduttivi, fegato e sistema cardiovascolare.
I recettori CB2, invece, sono rintracciabili a livello periferico e presenti nelle cellule di ossa, milza, colon, pancreas e sistema immunitario.
Gli endocannabinoidi sono molecole che registrano le variazioni delle condizioni esterne all’organismo e attivano i recettori, per trasmettere dei segnali alle cellule, così da permettere l’attivazione di una risposta.
Le prime due molecole del sistema conosciute sono state l’Anandamide e il 2-Arachidonoilglicerolo (2-Ag).
Una volta svolta la propria funzione, gli endocannabinoidi vengono distrutti dagli enzimi che hanno il compito di degradare le molecole, una volta che hanno svolto la loro funzione. In questo modo, viene evitato un accumulo degli endocannabinoidi all’interno dell’organismo.